Primo obiettivo è certamente la costituzione di un Ordine Professionale o di un Albo Nazionale della
categoria, oppure un sistema di associazioni riconosciute sul tipo di quelle inglesi, strutture che sostituiscono egregiamente
il sistema dei nostri Ordini Professionali che in concorrenza fra loro associano consulenti tecnici, garantendo il cittadino
sulla loro qualità.
Con questo sistema sarebbe finalmente riconosciuta anche la professione stessa del Consulente Tecnico.
Infatti, la professione del Consulente Tecnico in ambito giudiziario non è una parte della propria professione, qualsiasi essa sia,
è da considerarsi una professione! Ha, quindi, la necessità di conoscenze di leggi e procedure ed una propria filosofia ed
etica. Doti da affinare incarico dopo incarico.
Più volte abbiamo dimostrato che una cosa è essere, ad esempio, un buon ingegnere ed un conto è essere
un buon consulente tecnico in ingegneria.
Da specificare, infine, che la proposta di questo ordine, albo o associazioni certificanti non deve
far pensare che vi sia spazio per una professione a se stante di consulente tecnico. Tranne rare eccezioni nessun consulente
riuscirebbe a trovare da vivere facendo solo il consulente tecnico. Si vuole solo affermare il principio che non esiste
professionista che possa pensare di fare il consulente tecnico in una aula di giustizia solo perché laureato.
Troppi guasti giudiziari sono figli di questa credenza, che oltretutto non ha convincimenti contrari
od almeno noi non siamo riusciti a trovarli.
Non è una professione per risolvere il problema dei giovani laureati sulla pelle del cittadino che
chiede giustizia! La selezione e l'aggiornamento, quindi, oltreché necessari potrebbero essere di stimolo alla professionalità
di molti periti.
Proposta n° 2
Secondo obiettivo, la proposta della costituzione di una Consulta delle professioni nella quale inserire i
rappresentanti degli Ordini Professionali e noi del Collegio Periti Italiani a rappresentare i consulenti tecnici nelle
professioni che non abbiano ordini professionali.
Proposta n° 3
Si propone di istituire, di concerto tra il Ministero dell'Università ed il Ministero della Giustizia,
i seguenti corsi:
a) Corso di Perfezionamento Universitario in Teoria, Tecnica e Deontologia della Consulenza Tecnica a cui potranno accedere
i laureati già abilitati per l'iscrizione nei relativi ordini professionali.
b) un corso di diploma universitario, laurea breve, due o tre anni in Teoria, Tecnica e Deontologia della Consulenza Tecnica
al quale vi potranno accedere i consulenti tecnici in discipline senza Corsi di Laurea e senza Ordini Professionali.
Questi corsi, al contrario di quanto pensavamo negli anni '90, non avranno tanto la finalità di formare i consulenti tecnici,
quanto di selezionarli. Selezione non solo eseguita con un esame ma con un vero percorso universitario con
continue verifiche.
Proposta n° 4
Creazione di un tavolo di confronto tra operatori della giustizia (avvocati e magistrati),
associazioni di consulenti tecnici e rappresentanti dei cittadini che, insieme al Ministero della Giustizia, prenda in esame
i problemi e individui le soluzioni e metta in agenda proposte anche legislative (ma non solo).
I vantaggi di un tavolo di discussione sono quelli di costruire una visione generale del problema
raccogliendo tutti i punti di vista coinvolti. Anche i cittadini - da sempre esclusi nella riforma della giustizia - avrebbero
così la possibilità di porre al centro del confronto quegli aspetti che incidono gravemente sull'accesso alla giustizia e
sulla effettività della tutela giudiziaria, come i costi, i ritardi e l'indipendenza dei consulenti.
Proposta n° 5
Una decisa responsabilizzazione dei Consigli giudiziari che sono gli organi preposti al funzionamento
e al controllo circa la gestione degli uffici giudiziari. Essi possono rappresentare il luogo fisico dove trovare le
soluzioni al livello locale e quindi per ogni ufficio giudiziario per le singole e concrete disfunzioni che si presentano
nella quotidianità. I Consigli giudiziari potrebbero, in questo senso, prevedere momenti di verifica da realizzare insieme
ai rappresentanti delle associazioni dei consulenti tecnici, ai movimenti dei cittadini e agli operatori, così da apportate
modifiche subito senza aspettare - quando non è necessario - cambiamenti legislativi che hanno tempi lunghi e complicazioni
proprie.
Alcune sperimentazioni sono state
già fatte in alcune sedi giudiziarie - come a Roma - riguardo alle carenze
organizzative degli uffici copie.
Proposta n° 6
Una ultima proposta può essere quella di costituire all’interno
del Ministero della Giustizia una commissione sui consulenti tecnici.
Il Ministro
Biondi nel 1994 arrivò a preparare il decreto di formazione di una commissione
di 12 membri tra i quali magistrati, avvocati, funzionari del Ministero e 4
membri proposti da noi del Collegio Periti Italiani. Purtroppo il giorno prima
della firma del decreto di costituzione cadde il governo e tutti i successivi
governi non hanno più voluto affrontare il problema.